Elianica figlia del Carmelo. Madre Maria Candida dell’Eucaristia e la Santa Regola Carmelitana
All’indomani della dipartita per il Cielo di Madre Maria Candida dell’Eucaristia, nell’ottobre del 1949, veniva pubblicato dalle sue consorelle e figlie spirituali del Carmelo di Ragusa un piccolo opuscolo, intitolato Perfezione Carmelitana, ultimo scritto della Beata che rappresenta il suo testamento spirituale. Nella seconda prefazione a quest’opera, Padre Casimiro2 afferma: “Madre M. Candida si può definire: la Regola del Carmelo teresiano vissuta fino all’apice. Di lei si può dire che, andando smarrite le nostre sante Leggi, si sarebbero potute ricomporre integralmente descrivendo Madre Candida.”3. Questo scritto “documenta con forza la misura con la quale la Beata ha penetrato il carisma teresiano, così come lo si poteva cogliere e vivere al suo tempo.”4
Del rapporto tra Madre Candida e la nostra Santa Regola è stato anche scritto: “Madre Candida volle (…) essere «Regola viva» nella fedeltà a quella tradizione teresiana che vuol fare di ogni monastero un piccolo paradiso.”5. E ancora: “Ecco un’anima veramente e integralmente Carmelitana (…). Ragione di essere di tutta la sua vita fu la santità, costantemente desiderata e generosamente conquistata per mezzo della lotta quotidiana imposta dalla (…) Regola del Carmelo (…). Ella ha capito la Regola carmelitana e ne ha vissuto in pieno lo spirito. Ciò appare con evidenza dalla insistenza con la quale raccomanda l’Osservanza regolare dalle cose più importanti alle più piccole. Si direbbe sia stata anche troppo minuziosa6. Ma appunto da questo appare il concetto che ella ebbe della perfezione religiosa.”7
Una conoscenza di vecchia data
Non in un giorno Madre Candida arrivò a possedere lo spirito della nostra Santa Regola, ma passo dopo passo, lungo il cammino di tutta una vita donata all’Amore totale per il Signore: senza questa componente essenziale e radicale non si potrebbe dare la giusta chiave di lettura al rapporto che la Beata ebbe con la Regola di vita da lei ardentemente desiderata e generosamente abbracciata. Amore e santità sono le due leve, i due grandi desideri, i due moventi fondamentali dell’obbedienza della Beata a ogni punto della Regola: niente è piccolo di ciò che si fa per amore di Dio, per cui la santità non è da intendere per Madre Candida come un narcisistico lavoro di perfezionamento per se stessi, ma è perfezione d’amore8 che non rallenta mai nel desiderio di glorificare Iddio9, unico vero autore del lavoro di purificazione della nostra anima. Come Madre Candida amava dire a Gesù: “Alla fine, premierai te stesso!”.
Madre Candida, già da laica, aveva avuto la possibilità di conoscere la Regola primitiva del Carmelo; in via del tutto eccezionale,10 le era stata data dalle Carmelitane Scalze del Carmelo di Palermo, dove era monaca una cognata di sua sorella Luisa, e dove la Beata pensava di entrare per realizzare la sua chiamata al Carmelo11.
Pur apparendole in tutta la sua austerità, e comprendendo bene il grado di mortificazione e silenzio in cui sarebbe un giorno vissuta abbracciando lo stile di vita che la Regola propone, aderisce subito con prontezza e generosità, piena di fede nella grazia di Gesù: “Sì, mio Dio! Gesù mio, per te! (…) Sì, noi possiamo tutto!”12 Ecco un elemento di fondamentale importanza: Madre Candida ha subito, per dono di una luce divina, la consapevolezza di ciò che Gesù le chiederà se sarà disposta a diventare Carmelitana; ed è alla luce di questa consapevolezza, certo iniziale e non ancora scaturita dall’esperienza, che ella accetta tutto, forte della forza stessa di Nostro Signore che la accompagna e la assiste.
Il “porto sicuro” della vita religiosa
Questo non fu semplicemente uno slancio iniziale: una volta approdata al porto sicuro13 della vita religiosa, grazie anche alla sua perseveranza, Madre Candida ha potuto abbondantemente mettere in pratica ciò che aveva promesso a Gesù alla prima lettura della Santa Regola. Già dal momento del suo tanto desiderato ingresso in monastero ella mostra al Diletto le sue decise intenzioni: “Io vi venni con l’ardore fortissimo di immergermi nella vita religiosa e bere a una Regola austera: lontana da tutti e sola con Gesù! (…) Vi venni, portandovi lo spirito di immolazione.”14. Questo spirito di immolazione fu accolto pienamente dal Signore: “Entrando in religione, Gesù misericordioso mi presentò subito la Croce, la croce fisica e la croce spirituale: quanto devo ringraziarlo! (…) La sua misericordia mi consentì, però, di poter osservare la santa Regola, pur soffrendo.”15
Le sofferenze fisiche di cui parla qui Madre Candida sono facilmente comprensibili, se si pensa all’elevato tenore di vita a cui la Beata era abituata in famiglia, paragonato alla povertà di un monastero di recente fondazione, per di più nel contesto dell’immediato primo dopoguerra16: a volte la sera per cena non c’era altro che qualche oliva e un pezzo di pane, e ciò le procurava dolorosi crampi allo stomaco; il freddo della notte le provocava dolorose infiammazioni muscolari;17 le ore di riposo ridotte al minimo e il lavoro faticoso del monastero la spossavano. Le sofferenze spirituali sono le prove della purificazione passiva dello spirito che la novizia si trovò ad affrontare vittoriosamente anche grazie alla lettura delle Opere del glorioso Padre del Carmelo, san Giovanni della Croce.18 La cosa più interessante è che Madre M. Candida mai si lamenta delle prove e delle sofferenze, anzi ringrazia Gesù per questo dono prezioso che la unisce più strettamente a Lui: vivere nell’ossequio di Gesù Cristo, punto focale della nostra Santa Regola, significa seguirlo finanche nella via dolorosa della Sua Croce. L’unica cosa che conta per Madre Candida è che la prova non sia di ostacolo al compimento dell’osservanza regolare. Molte volte Madre M. Candida si sarebbe potuta esimere da alcuni atti comuni19 secondo l’invito della sua Madre Maestra20 che chiedeva di essere subito informata nel caso stesse poco bene; eppure lei si faceva forza perché desiderava stare, pur molto sofferente, ai piedi di Gesù: in coscienza pensava che avrebbe ceduto troppo presto alle sofferenze perdendo l’occasione preziosa di offrire quel sacrificio all’Amore.21
Il dono mistico dell’infusione della Santa Regola
Quando Nostro Signore trova un’anima ben disposta a lasciarsi plasmare dalla Sua azione purificatrice senza opporre alcuna resistenza, effonde a torrenti le Sue Misericordie, e l’effluvio della Sua grazia non conosce limiti. Così, infatti, ci insegna magistralmente san Giovanni della Croce: “Dio infonde nell’anima la sua grazia e il suo amore in proporzione alla volontà e all’amore di essa. Per questo il vero innamorato deve procurare che tale amore non venga mai meno poiché, per mezzo di esso, spingerà di più il Signore, se così si può dire, ad amarlo di più e a trovare maggiormente diletto nell’anima sua.”22.
Nel caso di Madre M. Candida troviamo questo assunto spirituale chiaramente realizzato per quanto riguarda la Regola carmelitana: al desiderio sempre vivo di corrispondere ai divini voleri che le si manifestavano attraverso la Regola,23 Gesù risponde con un dono mistico veramente singolare che, per quanto concerne le nostre povere conoscenze a riguardo, non ci risulta essere stato concesso a nessun’altra figura carmelitana: quella che Madre M. Candida stessa definisce una santa infusione24 della nostra Santa Regola.
Madre M. Candida racconta che, pochi mesi dopo la sua Professione Solenne,25 ed esattamente il 2 settembre, la comunità celebrava la festa di san Brocardo.26 Durante l’orazione, mentre meditava sullo spirito della Regola, sentì il suo spirito “sollevarsi a una cognizione nuova e più illuminata – ma senza luce sensibile – sullo spirito del nostro santo Carmelo e della nostra santa Regola.”27 È come se una leva la tenesse sollevata, e la aiutasse a contemplare con gioia lo spirito “alto e robusto” che deve guidare ogni piccolo atto della carmelitana; ella rimase occupata in quella meditazione anche durante i lavori della giornata.28 Questo fu, potremmo dire, il preludio a una grazia più grande, poiché il giorno dopo, 3 settembre 1924, come racconta Madre Candida: “Ricevuta la santa Comunione e raccolta nel santo ringraziamento, l’anima ricevette come una santa infusione di quello che avevo contemplato. Sì, ciò che avevo mirato e ammirato mi fu proprio donato, infuso proprio sensibilmente. Sì, mi pare che lo ricevetti, che mi fu donato! Che provai? E non m’inganno, poiché – raccontata la cosa a chi di dovere – dovetti rimanere nella santa gioia di aver ricevuto una grazia così bella. (…) È lo spirito che guidò i nostri primi Padri nel deserto. La nostra santa Madre Teresa non volle fare di noi tante piccole eremite? Non ci vuole ella anime forti d’orazione?”29
Un’autentica esperienza mistica
Padre Antonio Blasucci, il teologo che nella causa di beatificazione di Madre Candida è stato incaricato dalla Congregazione per le Cause dei Santi di occuparsi dell’aspetto mistico della sua spiritualità, afferma che la Madre riporta nei suoi scritti i fenomeni mistici straordinari “con molta sobrietà descrittiva, senza darvi molto peso. Nulla vieta però, data la profonda vita interiore e rettitudine morale della Serva di Dio, nonché un senso critico in essa nel non essere facile a ritenerli come tali, di riconoscerli come autentici nei termini espressi.”30.
Cerchiamo quindi di analizzare ciò che racconta Madre Candida sul dono dell’infusione della Regola, per evitare un’interpretazione troppo superficiale di un avvenimento, narrato certo in poche battute in virtù di quella sobrietà descrittiva di cui sopra, eppure veramente singolare e indiscutibilmente autentico.
Madre Candida medita durante l’orazione del mattino sulla santa Regola del Carmelo, la contempla nel senso mistico del termine; utilizza queste parole per descrivere ciò che le avviene: “Io gioivo … a lasciarmi riempire di quello spirito alto e veramente robusto.”31 Lasciarsi riempire è l’azione passiva tipica dei contemplativi, in perenne ascolto delle mozioni dello Spirito Santo dentro la loro anima; come direbbe san Giovanni della Croce: “Stando già la mia casa addormentata”,32 cioè i sensi del corpo e le potenze dell’anima (intelletto, memoria, volontà) acquietate dinanzi alla voce di Dio. La Beata non sciupa questo dono, e durante le occupazioni della giornata, torna ancora a meditare su ciò che aveva ricevuto al momento dell’orazione. La mattina seguente, il soggetto della sua orazione fu lo stesso e dopo la santa Comunione, mentre faceva il ringraziamento – perché è di un’autentica mistica dell’Eucaristia33 che stiamo parlando! –, l’anima riceve la santa infusione di ciò che aveva contemplato a partire dal giorno precedente: lo spirito della Regola, che le viene proprio donato, infuso sensibilmente, il che equivale a dire che la Beata ha una percezione chiara e quasi fisica di ricevere un dono dall’alto che lei non avrebbe potuto darsi da se stessa. Ma la cosa più interessante è che questa non è una fantasia soggettiva: Madre Candida racconta tutto a chi di dovere, che le conferma la veridicità dell’accaduto. Il fortunato uditore di questa grazia narrata in prima persona da Madre Candida è certamente Padre La Perla34, confessore della Comunità e unico punto di riferimento spirituale di Madre Candida in quegli anni.
Il suggello della Chiesa
Questa esperienza ha ricevuto subito il suggello dell’autorità del sacerdote che parla a nome di Dio, come lo hanno ricevuto tutte le esperienze della Beata da parte della Chiesa, che si è chiaramente espressa sull’autenticità del misticismo di Madre Candida durante il processo di Beatificazione. Ecco quanto dichiarato da P. Blasucci: “Il giudizio da formularsi sulla portata del suo misticismo non può essere che a favore di una vera realtà mistica, vissuta dalla Serva di Dio nella linea della mistica carmelitana, ma con accento personale, per l’intensità dell’aspetto affettivo, in lei dominante, e per la nota tutta propria della sua pietà eucaristica che fa di lei un’autentica mistica dell’Eucaristia.”35.
Tre aspetti della Regola
Quanto detto fin ora ci fa comprendere come Madre Candida amò e osservò tutta la Regola carmelitana nello spirito dei primi Padri riuniti sul Monte Carmelo e della nostra Santa Madre Teresa di Gesù; eppure ci sembra di poter sottolineare qui tre aspetti della Regola che certamente la Beata ebbe particolarmente a cuore, perché riferito da lei stessa e confermato dalle testimonianze raccolte nel Processo Informativo sulle sue virtù: lo spirito mariaforme36 della Regola; la meditazione continua della Parola di Dio37 – chiamata biblicamente “legge” nel testo della Regola – e la celebrazione dell’Eucaristia38, poiché Parola e Pane sono le due mense a cui il credente è invitato a sedersi per nutrirsi di Dio durante la celebrazione della Santa Messa, a cui Madre Candida partecipava, e invitava a partecipare, con singolare fervore nell’imitazione di Maria.
Lo spirito mariaforme della Regola carmelitana
Nella Regola Carmelitana non si nomina mai la Madonna, in nessun articolo; eppure sappiamo che il Carmelo è totus marianus. L’appartenenza a Maria non necessitava, evidentemente, per i primi Padri carmelitani, di una formulazione regolare: essa era così impressa nei loro cuori da non aver bisogno di essere comunicata, se non con tutta la propria vita nell’imitazione delle sue virtù. Maria, la Purissima, era il modello perfetto di credente che custodisce la Parola nel Suo Cuore e serve il Signore con cuore puro e buona coscienza39. Tra l’altro, la dimensione mariaforme dello spirito della Regola Carmelitana emerge chiaramente dal nome dei destinatari a cui la Regola viene indirizzata: “Fratelli di Santa Maria viventi sul Monte Carmelo. In epigrafi, quindi, i destinatari portano già il loro nome: fratelli di Santa Maria. (…) Dunque la Vergine è Sorella. Questo concetto della Madonna consanguinea, che condivide la stessa famiglia, che appartiene alla stessa progenie è sempre stato caratteristico del culto mariano dell’Ordine.”40
La Santa Regola carmelitana ha in sé lo spirito di Maria; pensiamo quindi di non allontanarci dalla realtà quando asseriamo che Madre Candida, ricevendo in dono l’infusione dello spirito della Regola, abbia con esso ricevuto lo spirito mariaforme che la regola porta in sé fin dalle sue origini.
Lo spirito eucaristico-mariano di Madre Candida
Madre Candida fu consacrata alla Madonna appena nata, e sempre ha desiderato avere Maria quale sublime eppure vicinissimo modello per amare Gesù nel modo più degno possibile su questa terra. Diceva spesso di voler amare Gesù col Cuore di Maria, ritenendola l’unica capace di amare il Diletto autenticamente e senza macchia, e di voler essere Maria in miniatura per Gesù Eucaristia, circondandolo di affetto e attenzioni quando se ne sta nascosto nel Tabernacolo e ricevendolo con Lei nella Comunione: “Non vorrei amarlo meno di quanto lo ama Maria! Nelle mie Comunioni Maria è sempre con me: è dalle sue mani che voglio riceverlo, è col suo Cuore che voglio accoglierlo.”41
Ammirava in Maria la totale sottomissione al volere di Dio, fino ad asserire che Maria stessa avrebbe crocifisso Gesù se fossero mancati i carnefici, pur di compiere la volontà del Padre e vedere salve tutte le anime!42 Ma ciò che è più caratteristico nella spiritualità eucaristico-mariana di Madre Candida è la corrispondenza che per lei esiste tra l’Eucaristia e la Madonna: Maria mi dà l’Eucaristia43 e l’Eucaristia mi dà Maria44. Quest’ultima espressione in particolare “potrebbe essere un rilievo ardito, dato che sempre si dice che l’Eucaristia ci dà Gesù. Ma essa spiega: «Può trovarsi Gesù senza Maria?»”45. La presenza misteriosa di Gesù nell’Eucaristia è sacramentale, mentre quella di Maria è mistica.46. Percepire la presenza mistica di Maria nel Sacramento è un ulteriore indice della profonda penetrazione che Madre Candida ebbe del mistero eucaristico.
Die ac nocte in lege Domini meditantes47
Dopo aver narrato come avvenne in lei l’infusione dello spirito della Regola, Madre Candida riflette sul punto che recita: “Ciascuno rimanga nella propria celletta, meditando giorno e notte la legge del Signore.” Questo dettaglio fa emergere l’importanza che ha per la Beata questo precetto e l’urgente necessità che il suo spirito ha di abbeverarsi alla fonte inesauribile della Parola di Dio: “La mia anima ha sete di quell’orazione incessante che mi comanda la nostra Regola. Sì, la mia anima ne ha una sete indescrivibile. Io devo fare violenza al mio spirito e recargli uno strappo sensibile per distogliere Dio al mio pensiero, al cuore che cerca il suo Amore, il Signore.”48.
La Parola di Dio ha un tale fascino per la Beata che esclama: “Non sono più parole, a volte, quelle che io ascolto: ogni sillaba è miele, è calore, è sostanza! È oro massiccio, gemma d’infinito valore! Io l’aspiro … e m’infiamma il cuore, io vorrei riceverla come mio cibo sostanziosissimo. E l’anima mia se ne alimenta fra tenerezze inesprimibili: io piango! Vorrei tutta liquefarmi per il mio Gesù e le sue cose! «Nessuno, o Diletto, ha parlato come te!».”49
Negli scritti di Madre Candida non si trovano citazioni dirette della Sacra Scrittura, eppure essi ne sono, per così dire, impregnati, perché più che citare a memoria, premeva alla Beata assimilare e vivere la Parola di Dio meditata e fatta diventare vita. Una testimone riferisce che la Madre “aveva molta stima della Parola di Dio. Nel suo conversare a parlatorio, capivo che il suo cuore ne era pieno e mi invogliava a leggere spesso e meditare con attenzione le verità contenute nella Sacra Scrittura (…). Nei colloqui faceva spesso riferimento alle lettere di San Paolo.”50. L’amore a san Paolo fa ulteriormente emergere il feeling che Madre Candida aveva con la Santa Regola, tutta intessuta di citazioni paoline; inoltre nelle vicende di san Paolo la Beata ha potuto rivedere il suo stesso itinerario spirituale: entrambi furono “atterrati” da un incontro improvviso e sconvolgente con Gesù di Nazareth, che da quel momento divenne padrone assoluto della loro vita.51
Fedele alla meditazione diuturna della legge del Signore, Madre Candida può dire: “Benché occupata esteriormente, io devo esserlo ancor più internamente. Il mio pensiero, il mio intimo deve restare a Lui, per quanto è possibile. Eppure – tolta dalla mia solitudine e dal mio silenzio52 – devo pur sempre essere solitaria nel mio cuore, dov’è l’Amore.”53
L’oratorio “al centro”
La nostra Regola prevede che l’oratorio per celebrare la Messa sia l’unica struttura costruita, proprio “al centro” delle celle, che in realtà sul monte Carmelo erano grotte naturali: questo solo dettaglio fa già comprendere la rilevanza che aveva il culto eucaristico presso i primi carmelitani. Quando Madre Candida svolse il suo ufficio di Priora, si occupò della costruzione di un nuovo monastero, più consono alle esigenze eremitiche di una comunità carmelitana; nel nuovo monastero, la Madre volle il Tabernacolo quasi esattamente “al centro” di tutto l’edificio, che pare ruotare attorno al fulcro di Gesù Eucaristia presente vivo e vero nel Santo Ciborio!
La nostra Beata, nel suo amore a Gesù Ostia, è perfettamente in linea con l’insegnamento tramandatoci dai primi padri dell’Ordine di mettere il Santissimo Sacramento al centro, non solo dei nostri edifici, ma ancor di più della nostra anima e di tutta la nostra vita! Infatti, cosa del tutto singolare per l’epoca, la celebrazione quotidiana della santa Messa è caldamente consigliata: mane per singulos dies,54 scrive il legislatore. A quei tempi anche per gli Ordini religiosi “la celebrazione comunitaria dell’Eucaristia non era quotidiana. (…) È una prescrizione che fa da caposaldo a tutta un’esperienza quotidiana di vita, perché celebrata l’Eucaristia ecco che i monaci si ritrovano eremiti, e con il cuore colmo di Cristo e del suo Spirito ritornano nella loro solitudine per contemplare ulteriormente, nel silenzio e nella pace, i misteri che hanno celebrato.”55
Fare la Comunione quotidiana è stato l’ardente desiderio di Madre Candida fin da ragazza; entrata in monastero la possibilità di ricevere l’Ostia Santa ogni giorno toccava molto la sua sensibilità56, le dava una gioia senza pari.
Elianica figlia del Carmelo
Le radici “eucaristiche e mariane” del Carmelo affondano ancora più indietro nel tempo, in forma profetica, fino a sant’Elia, mistico ispiratore e spirituale fondatore del nostro Ordine, se consideriamo il fatto che la peculiarità di sant’Elia fu il culto al Vero Dio – per noi oggi il sacrificio incruento di Comunione sull’altare57 – celebrato sul monte Carmelo, a cui segue l’emblematica visione di quella nuvoletta che preannuncia la fine della siccità;58 nelle odierne traduzioni, leggiamo che la nuvoletta ha forma di una mano d’uomo, ma in realtà la parola ebraica indica la forma di un piede: in esso potremmo intravedere un richiamo al calcagno della stirpe di quella Donna che nel protovangelo Dio promette all’umanità per schiacciare la testa del serpente ingannatore.59 Questa lettura mistico-mariana viene proposta dalla tradizione del Carmelo già nell’ Institutio primorum monachorum 60
Inoltre nelle vicende di questo Profeta la Tradizione della Chiesa ha sempre intravisto specifici richiami all’Eucaristia: quando presso il torrente Cherìt i corvi gli portano pane ecarne; quando a Sarepta di Sidone profetizza che gli ingredienti per preparare il pane non si esauriranno; quando in cammino verso l’Oreb un angelo gli porge ancora del pane, perché è troppo lungo per lui il cammino!61
Quando il profeta Elia va alla ricerca di Dio sull’Oreb lo trova non nel vento tanto impetuoso da spaccare i monti, né nel terremoto, né nel fuoco, ma nell’impercettibile mormorio di un vento leggero.62 Questa capacità di scorgere Dio là dove è umanamente più nascosto assomiglia molto alla penetrazione mistica che Madre Candida ebbe nei confronti del Santissimo Sacramento dell’Eucaristia: “O mio Diletto Sacramentato, io ti vedo, io ti credo! Benché nascosto dai sacri veli eucaristici, dal dolce Ciborio, dalla porticina del Tabernacolo, da grate, da mura: io ti vedo, io più ti credo! (…) Mistero d’amore, tenerissimo incanto! Lui si lascia trovare dal cuore che lo cerca, dall’anima che sa fare a meno di tante cose per amore di Lui. Egli si svela agli occhi dell’anima raccolta.”63
Madre Candida è stata quindi definita a pieno titolo elianica figlia del Carmelo64perché segue fedelmente le orme tracciate, sul cammino spirituale di ogni carmelitano, dai Padri che l’hanno preceduta.
1 Cristina di Lagopesole, Nel giardino. Inni in onore della beata Maria Candida dell’Eucaristia e dei Santi del Carmelo, Edizioni Feeria Comunità di San Leolino, 2006, p. 54.
2 Padre Casimiro del Preziosissimo Sangue OCD, fu uno dei tre frati Carmelitani della Provincia Veneta dell’Ordine che arrivarono a Ragusa il 28 settembre 1946, per riaprire il Convento in Sicilia dopo la soppressione del XIX secolo. Fu il primo Priore della comunità ragusana degli Scalzi, nonché confessore delle monache. Ebbe la grazia di accompagnare Madre Candida nell’ultimo, sofferto periodo della malattia, fino alla morte, avvenuta il 12 giugno 1949, solennità della Santissima Trinità.
3 P. Casimiro del Pr. Sangue, II prefazione, in Madre Maria Candida dell’Eucaristia, Perfezione Carmelitana, Tip. Ditta salvatore Piccitto, Ragusa, 1949, p. VII-VIII.
4 Carmelo Mezzasalma e Alessandro Andreini CSL, Introduzione, in Madre Maria Candida dell’Eucaristia, Il canto sulla montagna, Edizioni OCD, 2014, p.21.
5 P. Sainz de Baranda OCD, Lettera del Padre Generale dei Carmelitani Scalzi, in AA. VV., Verso il sole. Centenario della nascita della Serva di Dio Madre Maria Candida dell’Eucaristia 1884 – 16 gennaio – 1984, Ed. Grafica Artigiana, Palermo, 1986, p. 26.
6 In effetti Madre Candida, mentre era in vita, fu additata da alcuni come esagerata, rigida e severa; sono, queste, permissioni della Provvidenza di un Dio che forgia nella sofferenza le sue creature per donar loro maggiore gloria in Cielo. Dopo la sua morte, molti ebbero a ricredersi delle loro errate convinzioni.
7 P. Clemente Florida dell’Assunta OCD, Bellezza degli scritti di Madre Candida, in AA. VV., Verso il sole, op. cit., pp. 119-120.
8 Cfr Ef 1,4: Dio Padre ci ha scelti in Cristo per essere santi e senza macchia nella carità.
9 Cfr. M. M. Candida dell’Euc., Perfezione …, op. cit., p. 67.
10 In passato il testo delle regole religiose non veniva facilmente divulgato.
11 Madre Candida aveva manifestato alla Priora il desiderio di entrare al Carmelo di Palermo, ma ciò non fu possibile perché, a causa di varie difficoltà, il monastero aveva la proibizione in quegli anni di ammettere postulanti. Fu così che ella venne indirizzata dall’Arcivescovo di Palermo, il Card. Lualdi, al Carmelo di Ragusa.
12 Madre Maria Candida dell’Eucaristia, Il canto sulla montagna, Edizioni OCD, 2014, cap. III, p.92.
13 Cfr. M. M. Candida dell’Euc., Il canto …, op. cit., cap. II, p. 86.
14 Madre Maria Candida dell’Eucaristia, Creatura nuova, Edizioni OCD, 2005, cap. II, p. 137.
15 M. M. Candida dell’Euc, Il canto …, op. cit., cap. XI, p.161.
16 Madre Candida entra al Carmelo di Ragusa il 25 settembre 1919.
17 Pensando alla Sicilia, forse è difficile immaginare questa difficoltà del freddo per Madre Candida, eppure basti pensare alla differenza climatica che esiste tra Palermo, che è una calda città sul mare, e Ragusa che si trova in alta collina.
18 Cfr. M. M. Candida dell’Euc., Creatura …, op. cit., pp. 186-189.
19 Gli “atti comuni” in religione sono i momenti della giornata scanditi secondo una determinata organizzazione regolare, come ad esempio la celebrazione liturgica, la preghiera corale (cioè comunitaria), le due ore di orazione mentale tipiche del Carmelo riformato, ma anche i pasti e i momenti di fraternità.
20 La Madre Maestra, che per Madre Candida fu Sr. Maria Immacolata di S. Giuseppe, è la sorella che cura la formazione delle novizie; non si tratta solo di una formazione teorica, ma abbraccia tutti gli aspetti della vita religiosa. La Maestra aiuta le novizie nel graduale adattamento del passaggio dalla vita laicale a quella religiosa, per cui all’inizio è possibile che alleggerisca la formanda dagli impegni comunitari secondo le sue personali necessità.
21 Cfr. M. M. Candida dell’Euc., Il canto …, op. cit., cap. XI, p. 162.
22 Giovanni della Croce, Cantico spirituale B, XIII,12, in Opere complete, Edizioni OCD 1998, p. 573.
23 Per “Regola” Madre Candida intende dire “Il dolce cumulo delle nostre S. Leggi: Regola, Costituzioni, Cerimoniere, usi, comandi e ordini dei Superiori”, M. M. Candida dell’Euc., Perfezione …, op. cit., p. 24.
24 Cfr. M. M. Candida dell’Euc., Il canto …, op. cit., cap. III, p. 96.
25 La Professione Solenne di Madre Candida fu festeggiata il 23 aprile 1924, festa di San Giorgio.
26 Brocardo è il nome che tradizionalmente viene dato al Generale del nostro Ordine a cui il vescovo di Gerusalemme, sant’Alberto Avogadro, consegnò la Santa Regola sul Monte Carmelo, in Palestina, nel primo decennio del XIII secolo. Nella nostra Santa Regola in realtà c’è solo una B. al posto del nome del primo Padre dell’Ordine carmelitano. Al di là del nome, è innegabile la consistenza storica del personaggio che ricevette dalle mani dell’autorità della Chiesa – caso singolare nella storia degli ordini religiosi – la Regola Carmelitana. Per approfondimenti, cfr. P. Francesco della Croce OCD, Il monte Carmelo, Tip. S. Lega Eucaristica, 1925, cap. II, pp. 16-25; cfr. Card. Anastasio Ballestrero OCD, Alla fonte del Carmelo. Commento alla Regola primitiva dell’ordine della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, Società Editrice Internazionale, Torino, 1996, cap. I, p. 8: “La storia dei carmelitani è una storia inedita, più unica che rara: è la Chiesa che dà origine a questa famiglia; è la Chiesa che raccoglie in comunità quel gruppetto di Crociati e ne fa una famiglia religiosa. La radicale ecclesialità della nostra vocazione si annuncia fin dagli inizi.”
27 M. M. Candida dell’Euc., Il canto …, op. cit., cap. III, p. 95.
28 Cfr. ibidem.
29 Ivi, p. 96.
30 P. Antonio Blasucci OFM Conv., Beatificationis et Canonizationis Servæ Dei Mariæ Candidæ ab Eucharistia. De Servæ Dei misticismo, p. 7.
31 Ivi, p. 95.
32 San Giovanni della Croce, poema In una notte oscura, strofe I-II, in Opere Complete, Edizioni OCD 1998, p. 7.
33 Giovanni Paolo II, Omelia per la Beatificazione di Madre Maria Candida dell’Eucaristia, 21 marzo 2004; P. A. Blasucci, Beatificationis et Canonizationis …, cit. p. 9.
34 Don Giorgio La Perla, sacerdote diocesano di Ragusa e Terziario Carmelitano, fu il co-fondatore spirituale del Carmelo di Ragusa, confessore e padre spirituale della Comunità per più di trent’anni, fino all’arrivo dei Padri Carmelitani. Morto in odore di santità, godeva grande stima e fama di vero padre delle anime. Era ritenuto molto restio a riconoscere fenomeni spirituali straordinari, e di solito guidava le anime per la via sicura della fede.
35 P. A. Blasucci, Beatificationis et Canonizationis …, cit., p. 9.
36 Per approfondire questo aspetto, cfr. Michele di S. Agostino, Vita mariaforme, Edizioni monfortiane, 1982
37 Cfr. Regola Primitiva dell’Ordine della beata Vergine Maria del Monte Carmelo, n. 8.
38 Cfr. ivi, n. 12.
39 Cfr. Regola Primitiva dell’Ordine della beata Vergine Maria del Monte Carmelo, n. 1.
40 Card. A. Ballestrero OCD, Alla fonte …, op. cit., p. 16.
41 M. M. Candida dell’Euc., Colloqui …, op. cit., cap. X, p. 217.
42 Cfr. M. M. Candida dell’Euc., Nella stanza …, op. cit., p. 116.
43 Cfr. M. M. Candida dell’Euc., Consacrazione a Gesù Ostia, in Colloqui …, op. cit. p. 229.
44 Cfr. M. M. Candida dell’Euc., Colloqui …, op. cit., cap. X, p. 217.
45 Mario Caprioli OCD, Dall’Eucaristia, Edizioni OCD Firenze, 1981, p.71.
46 Ibidem.
47 Cfr. Sal 1,2; Gs 1,8.
48 M. M. Candida dell’Euc., Il canto …, op. cit., cap. III, pp. 96-97.
49 Madre Maria Candida dell’Eucaristia, Colloqui eucaristici, Edizioni OCD 2004, cap. I, p. 113.
50 Congregatio pro Causis Sanctorum, Canonizationis Servæ Dei Mariæ Candidæ ab Eucharistia, Positio super virtutibus, Romæ 1992, vol. XV, p. 80, testimonianza della sig.na Emanuela Di Pasquale.
51 Cfr. ivi, p. 83. Per approfondire, vedi sinossi dei brani di s. Paolo e Madre Candida alle pp. 84-87.
52 A causa degli impegni del suo ufficio di Priora della Comunità.
53 M. M. Candida dell’Euc., Il canto …, op. cit., p. 97.
54 Santa Regola Carmelitana, n. 12: “Dovrete riunirvi ogni mattino per partecipare alla celebrazione della Messa”.
55 P. Anastasio Ballestrero, Alla fonte del Carmelo. Commento alla Regola primitiva dell’ordine della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, Società Editrice Internazionale, Torino, 1996, cap. X, p. 153.
56 M. M. Candida dell’Euc., Creatura …, op. cit., cap. II, p. 140.
57 Cfr. Giovanni Paolo II, Dominum et vivificantem. Lettera enciclica sullo Spirito Santo nella vita della Chiesa e del mondo, n. 41.
58 Cfr 1 Re 18,19-45.
59 Cfr. Gen 3,15.
60 Institutio primorum monachorum, Libro VI, Cap. 1-4: qui si scrive che sul monte Carmelo Dio ha rivelato ad Elia il mistero dell’Incarnazione del Verbo nel grembo della Vergine.
61 Cfr per questi episodi 1 Re, 17,5.14-19,5-8.
62 Cfr 1 Re 19,11-13.
63 M. M. Candida dell’Euc., Colloqui …., op. cit., cap. II, pp.117 e 121.
64 Cristina di Lagopesole, Nel giardino …, op. cit., p. 54.